Il B727 “Città di Trento” in volo, uno dei diciotto 727 che Alitalia tenne in servizio fino al 1984 (photo credit Aero Icarus)
Domenica 13 gennaio 2019 è stata a suo modo una data storica. Il boeing B727, uno degli aerei più diffusi in tutto il mondo, ha effettuato il suo ultimo servizio di linea passeggeri chiudendo una storia durata quasi 55 anni. Il volo EP851 – due ore dall’aeroporto di Zhedan a Teheran – è stato servito da un apparecchio di 38 anni, un B727-200 Advanced, della compagnia iraniana Iran Aseman Airlines, ultimo vettore a utilizzare questo tipo di aereo che ha solcato i cieli per la prima volta nel 1963.
Dotato di tre motori, il 727 di Boeing è stato uno dei primi jet a corto e medio raggio ad avere un notevole succcesso commerciale, tanto che fino al 1984 anno in cui terminò la produzione, ne furono costruiti 1832 esemplari in sette versioni, facendone all’epoca il jet più venduto della storia. Fu progettato alla fine degli anni Cinquanta dall’azienda di Seattle, e prodotto in serie a cominciare dal decennio successivo. Il primo volo lo fece nel febbraio del 1963 e il primo servizio di linea porta la data di febbraio 1964. All’epoca era il velivolo più veloce e con maggiore capacità di trasporto passeggeri della sua categoria. Ma a garantirne il successo furono soprattutto i costi operativi che ne facevano l’aereo più economico sul mercato.
Le compagnie aeree che stavano entrando nell’era dei jet ordinarono centinaia di Boeing 727. Il primo entrò in servizio con Eastern Air Lines – compagnia aerea con base a Miami – nel 1964. Tra le grandi, non c’è stata compagnia aerea che tra gli anni Sessanta e gli Ottanta non abbia avuto in servizio il trimotore della Boeing. Anche Alitalia, a metà anni Settanta, per soddisfare la grande domanda di viaggi sulle rotte europee, si affidò al B727 e ne ordinò venti che cominciarono il loro servizio in Italia nel 1976. Fu, tuttavia, una storia breve.
Con i suoi tre motori il 727 era uno degli aerei civili più rumorosi che abbiano mai volato. Inoltre, segnala Diego Meozzi, esperto di storia dell’aviazione, “per essere un aereo di medio raggio necessitava di un equipaggio di cabina di 3 persone, (oltre ai due piloti c’era anche il tecnico di volo o motorista, ndr) e in un mercato in forte sviluppo era progressivamente sempre meno conveniente. Alitalia li acquistò troppo in ritardo per rendere questi velivoli davvero redditizi e gli ultimi due esemplari ordinati (e già pagati) alla Boeing, non entrarono mai in servizio con Alitalia, che li rigirò alla McDonnel Douglas per avere in cambio degli MD80, come imposto dall’azionista di riferimento dell’epoca”, cioè il goveno.
La storia è ricordata anche da alcuni utenti del gruppo facebook Alitalia Forever. Nel 1984 alla compagnia di bandiera fu imposto dall’allora governo di adottare gli MD80 della McDonnel Douglas come nuovo mezzo per il corto e medio raggio e cominciò a restituire gli apparecchi, “tre in cambio di ciascun Md80”, scrive Alessandro Foglietta secondo cui “tutti gli equpaggi transitarono sugli MD80 e sugli Airbus A300. I tecnici di volo furono in parte riconvertiti in piloti alla scuola di volo di Alghero o transitarono in aeromobili che prevedevano un tecnico di volo come membro di condotta”. Ai primi di maggio dell’anno successivo l’ultimo B727 usciva per sempre dalla flotta Alitalia, come riportato dal sito AZ FLEET, database online sempre aggiornato sulla flotta di Alitalia dal 1947 a oggi.
L’iconico trimotore è stato fondamentale per inaugurare l’era del jet e dare sviluppo all’industria dell’aviazione come la conosciamo oggi. Oltre a essere economico ha dimostrato che i viaggi aerei erano sicuri, convenienti e confortevoli, anche su tratte brevi, da una a tre ore. Non è stato esente da incidenti di varia natura, anche se in numero molto ridotto rispetto alle ore volate. In totale sono stati 349 gli incidenti registrati dall’Aviation Safety Network, con 119 rottamazioni dell’apparecchio a causa dei danni subiti e 4.211 vittime. Singolare che più della metà degli incidenti, siano stati dirottamenti, sembra che dirottare un 727 fosse una pratica molto popolare a cavallo degli anni Sessanta e Settanta in Nord e Sud America. In quegli anni si contano 180 dirottamenti, 54 dei quali finiti a Cuba.
La passione dei dirottatori per questo aereo, il 25 settembre 1982 si è materializzata sul volo Alitalia AZ 871 tra Algeri e Roma con 101 passeggeri e 8 membri di equipaggio. Un uomo di orgine russa, Igor Shkuro, armato di coltello minacciò l’equipaggio chiedendo di essere portato prima a Tripoli, poi a Malta e infine a Mosca. L’equipaggio lo convinse che il carburante stava finendo e riuscì ad tterrare a Catania. Qui, in un momento di distrazione fu disarmato e immobilizzato dal tecnico di volo Donato Longo.
Con il passare degli anni, dopo la chiusura della produzione nel 1984 e anche a causa dei crescenti costi di manutenzione e di carburante, il B727 cominciò a uscire dalle flotte delle principali compagnie, cominciando a fornire servizi per compagnie minori, charter e vettori cargo. E se domenica 13 gennaio è stato l’ultimo volo passeggeri di linea, nei cieli del mondo restano in servizio decine di questi apparecchi che trasportano merci o sono utilizzati da celebrità, attori e imprenditori. Fino al 2011 anche l’attuale presidente statunitense, Donald Trump, utilizzava un B727 per i propri spostamenti, ribattezzato “Trump Force One”.
Del resto, l’età dei velivoli, da sola, non è certo indice di mancanza di sicurezza. Negli Stati Uniti, Delta Air Lines continua a far volare moltissimi MD-88 con oltre 30 anni di lavoro sulle ali. E i corrieri espresso abitualmente operano aerei il cui primo volo è avvenuto oltre 40 anni fa. A far terminare l’epopea del Boeing 727 sono i suoi costi operativi, non più sostenibili nel 2019. I suoi tre motori consumano più carburante di qualsiasi bimotore oggi disponibile sul mercato e richiedono costose procedure di manutenzione. Due fattori che rendono questo apparecchio inefficiente e non più competitivo.
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