Il luogo dello schianto del volo PK 8303 a Karachi il 22 maggio 2020
"Volare è un atto di fede”, ripete spesso mia moglie. Io ribatto snocciolando con petulanza statistiche sulla sicurezza, sull’incidentalità, sulle migliaia di regole incrociate grazie alle quali in un anno i morti in incidenti aerei raramente superano le 500 unità, nel 2019 sono stati 283, mentre le vittime del traffico stradale viaggiano abbondantemente sopra il milione e 300 mila (dati OMS).
Ma quando leggo dello scandalo scoppiato in Pakistan (grazie a Marco Giovanniello per la segnalazione), il malloppo di numeri diventa improvvisamente carta straccia. Circa il 40 per cento dei piloti in forza alla compagnia di bandiera pakistana, PIA (Pakistan International Airlines) non ha la licenza, oppure non è in regola. Le autorità pakistane hanno avviato una serie di indagini a seguito dell’incidente del volo PK8303 che il 22 maggio si è schiantato in un quartiere di Karachi provocando la morte di 97 persone delle 99 a bordo e il ferimento di altre 11 a terra. Secondo Juan Browne, un pilota di Boeing 777, i dati di Flighradar24 mostrano che i piloti dell’A320 sono scesi al doppio della velocità normale e hanno attraversato la soglia della pista a 210 kts (388 km orari) ben al di sopra dei 140 kts raccomandati ( 259 km orari).
Ne ha dato notizia nei giorni scorsi Gulf News, quotidiano degli Emirati Arabi Uniti citando le affermazioni del ministro pakistano dell’aviazione Ghulam Sarwar.
“Sarwar”, scrive il giornale,”ha rivelato notizie sorprendenti sui piloti ‘falsi’ mentre presentava un rapporto di indagine provvisoria all’assemblea nazionale sull’incidente aereo di Karachi”.
“Il Pakistan ha 860 piloti in attività nelle compagnie PIA, Serene Air e Air Blue. L’inchiesta avviata nel febbraio 2019 ha rivelato che 262 piloti non hanno dato l’esame per ottenere la licenza da soli e hanno chiesto a qualcun altro di sostenere l’esame per loro”, ha detto il ministro. Molti piloti, ha affermato il ministro, non hanno neppure una buona esperienza di volo”.
Come ha riportato il quotidiano indiano Indian Express, “Le indagini del Pakistan sulle qualifiche dei piloti sono iniziate dopo un incidente del 2018 durante un atterraggio. In quell’occasione fu riscontrato che la data del test sulla licenza del pilota coinvolto era un giorno di vacanza, un indizio che il documento fosse stato falsificato, poiché i test non potevano aver avuto luogo in quel giorno”.
Sarwar ha inoltre rivelato che molti piloti sono stati nominati su base politica, ignorando il merito. Grazie all’indagine il governo pakistano sta rivedendo i titoli e le licenza del personale di volo e ha già chiesto a 54 piloti il controllo dei rispettivi titoli di studio e licenze di volo. In almeno 4 casi anche i titoli di studio sono risultati falsi, mentre nove piloti hanno finora confessato di avere titoli falsi.
Il rapporto del ministro ha stabilito che la causa dell’incidente è stata un ‘errore umano’, l’ultimo di una lunga serie che affligge la compagnia aerea. Quello del 22 maggio scorso è il decimo grave incidente dal 1965 a oggi. La lista completa e aggiornata la trovate qui. Eventi da sommare all’ininterrotta sequenza di incidenti di media e piccola gravità. Solo nel 2019 un ATR-42 è uscito dalla pista durante un tentativo di atterraggio a Gilgit e un volo diretto a Jeddah ha fatto un atterraggio di emergenza a Lahore. Casi di traffico di stupefacenti e contrabbando emergono con una certa regolarità tra il personale della compagnia aerea. Nel settembre 2014 una hostess di PIA è stata arrestata a Malpensa; nel suo trolley furono ritrovati 8,7 chili di eroina.
La compagnia versa inoltre in una pessima situazione finanziaria. Il debito totale al 30 giugno dell’anno scorso era di 400 miliardi di rupie pakistane, equivalente a 2 miliardi 118 milioni di euro e ha chiuso l’anno segnando una perdita di quasi 55 miliardi di rupie (291 milioni di euro). Tutti i dati di esercizio sono nel rapporto annuale. Numeri che non sorprendono, guardando più da vicino i dati della compagnia pakistana. Secondo alcuni esperti PIA è ostaggio degli appetiti e degli interessi dei gruppi dirigenti pakistani e viene utilizzata come strumento delle ambizioni personali o, al meglio, istituzionali di questo o quel gruppo. A cominciare dalle forze armate, il cui controllo egemonico nel Paese si riflette anche sulla compagnia aerea e sull’autorità per l’Aviazione civile pakistana considerate aree di parcheggio per ufficiali ed ex funzionari. L’attuale capo di PIA, Arshad Mehmood Malik, mantiene il proprio incarico nell’aviazione militare pakistana, nonostante una decisione della Corte Suprema che gli intimava di scegliere tra i due incarichi.
I partiti politici, poi, hanno una lunga tradizione di assunzioni clientelari. Con una flotta di soli 31 aerei, il personale di PIA supera le 14 mila unità con un rapporto di oltre 451 addetti per aereo, quando è noto che le compagnie più efficienti mantengono il numero di dipendenti tra i 50 e i 100 per ogni aereo in servizio. I ripetuti e annunciati ridimensionamenti del personale hanno tutti sortito l’effetto opposto. La Lega musulmana pakistana Nawaz (PML-N), ad esempio, fece assumere 1.000 impiegati poco prima di presentare un disegno di legge per la riduzione di PIA. L’interferenza politica è ulteriormente rappresentata dal caso dei familiari del leader della PML-N, Mushahidullah Khan, che domina gli impieghi lucrativi nella compagnia, senza alcuna responsabilità sulle loro prestazioni, mentre Khan stesso presiede il comitato del Senato per l’aviazione.
Molti osservatori internazionali notano poi il bassissimo livello di controlli interni. Solo negli ultimi cinque anni, 466 dipendenti PIA sono stati giudicati colpevoli di aver falsificato la laurea.
In questo contesto, le azioni intraprese a fine giugno dal governo pakistano e dalla compagnia aerea appaiono disperate e prive di credibilità. Il 25 giugno PIA ha annunciato di aver messo a terra almeno 150 piloti la cui licenza appare ‘dubbiosa’. Due giorni dopo è partita la lettera di rassicurazioni e di spiegazione delle misure intraprese indirizzata alle rappresentanze straniere nel Paese e agli enti di regolazione dell’aviazione di tutto il mondo. Pakistan International Airlines ha collegamenti attivi con Canada, Stati Uniti, Europa e Asia. In Europa serve tra l’altro destinazioni in Francia, Gran Bretagna e vola direttamente su Milano Malpensa da Islamabad.
Probabilmente non basterà visto che già in passato a PIA sono stati preclusi i cieli europei. Nel 2007 da marzo a luglio, 33 su 42 aerei della flotta PIA furono interdetti al volo in Europa a causa della scarsa sicurezza.
Sarà tuttavia più che sufficiente perché mia moglie si rifiuti di prendere il prossimo aereo.
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