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Immagine del redattoreStefano Campolo

Alitalia, l’ora di Etihad?

Aggiornamento: 24 gen 2021


Etihad sta spulciando i conti di Alitalia e nei prossimi giorni rivelerà pubblicamente l’intenzione o meno di entrare nel capitale della disastrata compagnia aerea italiana. La notizia è stata pubblicata l’11 dicembre dall’agenzia Reuters secondo cui da almeno dieci giorni i delegati della compagnia di Abu Dhabi stanno lavorando ai dati forniti da Alitalia. L’attività dovrebbe concludersi entro la fine di questa settimana, mentre la decisione se investire o meno in Alitalia dovrebbe essere presa prima di Natale.


Gli interessi di Alitalia e Etihad sono convergenti, per motivi diametralmente opposti. La compagnia aerea italiana è alla disperata ricerca di nuovi partner nel tentativo di rilanciarsi. L’operazione di salvataggio attraverso l’aumento di capitale e un piano di ristrutturazione sembra essersi infatti concretizzata nelle ultime ore. Martedì 10 dicembre l’amministratore delegato Del Torchio ha comunicato che è prossima la sottoscrizione dei 225 milioni di euro di aumento di capitale, quota che farà scattare l’ingresso di Poste Italiane con altri 75 milioni di euro per un totale di 300 milioni di aumento. Il piano di ristrutturazione disegnato da Alitalia non sarà indolore. Alitalia ha programmato 1.900 esuberi, tagli alle retribuzioni sopra i 40 mila euro e la messa a terra di 11 dei 51 aerei A320 attualmente in servizio. Questo probabilmente significa un ridimensionamento nelle destinazioni europee collegate direttamente. Non è stato rivelato se gli A320 – tutti entrati in servizio dopo il 2009 – saranno lasciati fermi o più probabilmente noleggiati per alimentare la cassa.


Etihad dal canto suo ha problemi del tutto differenti. Nel 2012 il guadagno netto della compagnia mediorentale è triplicato, sostenuto da una costante politica di crescita del network internazionale. Tuttavia, poiché l’area del Golfo continua a dimostrarsi tra le più dinamiche economicamente e sempre più cerniera tra Europa e Asia, Etihad deve fronteggiare la tenace concorrenza di altri due vettori ormai assurti a livello globale: Emirates, con sede nell’emirato rivale di Dubai e Qatar Airways, con hub a Doha. Non è un caso che Etihad abbia investito moltissimo negli ultimi anni nel capitale di altre compagnie a nord e a sud del bacino Mediterraneo: Virgin Australia, costola pacifica della britannica Virgin, di cui detiene il 17,4%, l’irlandese Aer Lingus (2,99%), il vettore low cost tedesco Air Berlin (29,21%), Air Seychelles (40%) e Air Sebia (49%).


Con Alitalia esistono già accordi commerciali di partnership e codesharing. Ma quello di cui stanno discutendo i dirigenti delle due compagnie in questi giorni va molto oltre anche i più profondi accordi finora intercorsi. Del resto, non avendo partecipato all’aumento di capitale, Air France ha diminuito la propria quota in Alitalia dal 25 a circa il 7 per cento. Nel caso entrasse in Alitalia, Etihad non potrebbe comunque acquistare quote superiori al 49%, poiché non è un vettore europeo.


Dopo la rinuncia di Air France, Etihad sarebbe un partner solido, in grado di garantire continuità e liquidità ad Alitalia. Nel 2012 i ricavi di Etihad hanno raggiunto i 4,8 miliardi di dollari. Il vettore ha una flotta giovanissima, età media 5,5 anni, composta da 83 aerei (di cui 9 cargo) che raddoppierà entro il 2020. Nonostante le previsioni al ribasso di Iata (l’associazione internazionale delle compagnie aeree) sul mercato aeronautico, nel 2013 Etihad ha continuato a crescere. Le destinazioni collegate direttamente sono passate da 86 a 96, i passeggeri alla chiusura della terza trimenstrale si sono attestati a 8,6 milioni (10,2 milioni in totale nel 2012) e il tasso di occupazione dei posti sfiora l’80 per cento. Anche sul fronte cargo i dati sono in costante miglioramento. Dopo il boom dell’anno scorso, quando Etihad ha incrementato di oltre il 15% i carichi trasportati l’anno prima, alla fine del terzo trimestre 2013 l’asticella ha raggiunto le 349 mila tonnellate e probabilmente per la fine dell’anno sforerà quota 450 mila, segnando un nuovo record. La forza lavoro, infine, è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni. Tra il 2012 e il 2013 è addirittura raddoppiata passando da circa 8.500 addetti a 16.528, di cui 3.914 impiegati nei servizi aeroportuali (catering, cargo e operazioni a terra).


In definitiva, i dati evidenziano che se il matrimonio si farà a trarne maggiore vantaggio dovrebbe essere la compagnia italiana.

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